4 Parchi Nazionali da visitare negli States

Avventurieri: zaino in spalla, si comincia!

Sequoia National Park

Sequoie

Ho lasciato di proposito le persone nella foto, così… per farvi un’idea!
Il secondo parco nazionale degli Stati Uniti ospita quest magnifici alberi giganti. Un giro ne vale la pena per camminare in un sentiero a loop attraverso la foresta, magari abbracciate qualche albero o passate dentro ai tronchi cavi per rendervi conto di quanto siano maestosi e bellissimi.
Seguendo il sentiero potrete passare a trovare il Generale Sherman, uno dei più grandi alberi al mondo. Il clima è fresco e poco umido, come in ogni parco è presente un Visitor Centre dove potrete acquistare cibo, acqua e souvenir.

Un appunto per chi affronta il viaggio in auto e si sposta verso sud: uscendo dal parco troverete molto tornanti e tutti di fila (almeno un centinaio e non esagero), se soffrite il mal d’auto tenetelo in conto.

Death Valley

Death Valley

Una distesa di terra e sabbia con qualche pianta grassa e arbusti secchi qua e là, intorno a voi monagne dai colori sgargianti e bellissimi a causa della presenza di ferro e rame nella terra. A lato strada a volte potrete scorgere dei road runner (Beep-Beep, per intenderci) fare a gara con la vostra auto e se siete fortunati vedrete anche qualche coyote!
Nella Death Valley è inoltre presente il punto più basso sul livello del mare del Nordamerica: il bacino di Badwater.
Un consiglio che vale per ogni parco desertico della zona: non avete bisogno di sentirvi dire che nel deserto fa caldo, già alle 10 del mattino si sfiorano i 40° e durante il giorno la situazione non migliora. Per entrare in questo genere di parchi, soprattutto in estate, è obbligatorio avere con sé almeno un litro di acqua a persona (o ancora meglio, di bibite zuccherate). Nel nostro caso abbiamo tenuto in auto una borsa-frigo rigida piena di ghiaccio con bibite zuccherate e acqua all’interno.
Va da sé che per quanto sia bella l’esperienza suderete pure l’anima.

Zion National Park

Zion

Ebbene sì, in questo parco si può camminare nell’acqua! quindi preparate le scarpette per cammianre sugli scogli: esperienza divertente, ma scivolosa, quindi tenete al sicuro telefoni, portafogli e macchine fotografiche.
Ci sono punti più o meno alti nell’acqua, ma mai superiori al metro e ci sono isolotti asciutti di tanto in tanto in cui ci si può fermare.
Consiglio: La zona è soggetta a Flash Floods, getti di acqua molto forti che porta con sé tronchi e detriti. Se avvistate un allarme Flash Floods non fate gli eroi e tornate indietro al riparo il prima possibile.
Nel parco vivono molti animali tra cui scoiattoli e chipmunk, ve ne troverete molti vicini, alcuni anche dentro ai vostri zaini (sì è successo). Per quanto siano teneri e amichevoli, evitate di dare loro da mangiare!

Bryce Canyon

Bryce

Fino ad ora il mio parco preferito. Un’immensa distesa di rocce e montagne rosse per la grande presenza di ferro e al suo interno si snodano vari sentieri, molti in loop, (quindi arriverete proprio dove siete partiti), alcuni percorribili a cavallo e altri a piedi seguendo i sentieri Navajo. La camminata è lunga, ma non faticosa ad eccezione per l’ultimo tratto in salita: non è una salita ripida, ma l’altitudine si fa sentire quindi procedete con calma e rallentate il respiro. Nel parco molte rocce hanno delle conformazioni particolari e bellissime, alcune creano anche ponti e passaggi naturali, oltre ad offrire panorami mozzafiato.

“If you’re going to San Francisco…”

Riassunto di qualche anno fa, prima del COVID e di molte altre cose.
La vacanza più bella (e lontana da casa) della mia vita.
Ecco le mie impressioni su San Francisco e la mia avventura americana.

Tre giorni nella città dell’amore

Che dire, sono innamorata.
San Francisco è la prima grande città che vedo fuori dall’Europa, definirla grande forse non sarebbe abbastanza, ecco.
Ovviamente non potevo compiere un viaggio così fantastico senza il mitico Manuel (& Family) per cui ringrazierò tutti quanti per anni e anni e anni e anni…

Sono state giornate molto intense e piene di esperienze, quindi riassumerò il più possibile ciò che abbiamo visto e fatto.

Vista dalla camera d’hotel

In quel periodo mi sono sentita un cucciolo di labrador, del tipo: “Sono pronta! Sono carica! Non vedo l’ora di vedere tutto quanto!” quindi bando alle ciance e partiamo!

Lombard Street:

Lombard Street

Si tratta di una delle strade più famose di San Francisco per la sua forma tutta a curve.
Potete attraversarla in 3 modi: a piedi passando sotto i bellissimi alberi di bouganvillea, in auto (ma preparatevi a una lunga serie di avanti-frena-retro-gira-avanti-frena-retro…) o a bordo di bellissimi Volks Wagen T2 dai colori sgargianti e psichedelici.
Se ci arrivate dal centro vi consiglio di prendere i famosissimi tram della città, non solo per la bellissima esperienza, ma anche perché la salita è lunga e molto in pendenza.

Pier 39:

Pier 39

Zona portuale ricca di negozi di suovenir e ristoranti ed è anche il posto migliore dove guardare i leoni marini (ce ne sono veramente tanti).
Sul Pier 39 potete trovare anche il ristorante Bubba Gump Shrimp Company ispirato al film Forrest Gump.
Oltre ai gamberetti, potete gustare molti altri piatti della cucina del sud!

Alcatraz:

Alcatraz

Ci si arriva in 15 minuti con un traghetto ed essendo sulla baia le acque sono piattissime e tranquille, però vi avviso, fa freddo.
All’interno della visita guidate ci sono dei mini-tour specifici a cui vi potete aggregare: le armi bianche create in carcere, Al Capone, le fughe più famose…
Un aspetto molto interessante: Una volta che il carcere fu abbandonato, venne occupato dai nativi e trasformato in una riserva. Sull’acquedotto è ben visibile la scritta in vernice rossa Indians are welcome (I nativi sono i benvenuti).

Golden Gate Bridge:

Golden Gate Bridge

Senza dubbio il simbolo più iconico di San Francisco. Si tratta di un vero e proprio portale di passaggio: il mio consiglio è di attraversarlo in bici.
Il clima della baia è molto variabile e possono esserci importanti differenze metereologiche anche solo spostandosi di pochi metri, ecco il nostro caso:
– Siamo partiti con un clima fresco per essere agosto (circa 13°)
– Poco prima di raggiungere il ponte, c’è stata qualche goccia di pioggia e vento molto freddo.
– La prima parte del ponte è leggermente in salita: vento forte, tanta nebbia e pesci volanti lanciati probabilmente dai pellicani (quindi occhio alle sardine, che vi arrivano in testa!)
– Arrivati a metà ponte è tutta in discesa, il cielo si apre e il sole splende. Il clima migliora, ma in ogni caso – e non lo ripeterò mai abbastanza- OCCHIO ALLE SARDINE.
– Attraversato il ponte si scende lungo la collina ai lati della baia e si attraversa un piccolo centro pieno di campi e fattorie, pare di stare in un’altra America.
– Seguendo la strada si arriva a Sausalito, una piccola città molto carina, che ricorda un po’ i nostri paesini sul lago di Garda. Qui la temperatura varia notevolmente fino ad arrivare ai 30°.

Troppo stanchi per affrontare il viaggio di ritorno? Un traghetto con la possibilità di parcheggiare le bici vi riporterà comodamente in città.

Painted Ladies:

Painted Ladies

Una fila di casette in stile vittoriano color pastello dietro cui si staglia lo skyline di San Francisco.
Sono semplicemente stupende e a prova di Instagram, ma non sono le uniche meraviglie della zona: in tutto il quartiere sottostante potrete ammiare ville bellissime e originali, un giretto a piedi nella zona ne vale la pena.

Queste sono solo alcune delle meraviglie che la città ha da offrire, senza dimenticare il Municipio, Coit Tower, China Town, l’Hard Rock Café, il quartiere italiano e tanto altro.
Sicuramente una delle città che più ho amato, piena di persone gentili e pronte al dialogo.
Una piccolo consiglio: se siete turisti, cercate di rimare nel centro, putroppo più ci si allontana dalla baia e più la realtà sociale cambia, soprattutto nei pressi dei centri sociali per senza tetto e soggetti dipendenti dalle droghe.
San Francisco è una città grande e bella, sicuramente ha un lato oscuro ma sono sicura che il suo 99% verrà apprezzato.

Acquario di Genova (27 luglio 2019)

Avete mai visto un delfino volare?

Ventisei anni e non ero mai andata all’Acquario di Genova, bisognava rimediare!
Mi sento di consigliarvi prima di tutto appena arrivati a Genova, navigatore alla mano: i lavori per il ponte Morandi hanno portato a fare alcune deviazioni lungo la strada e  se per sbaglio ci si infila in una delle stradine di Genova non è facile uscirne.
Parcheggi nelle vicinanze ne trovate, ma non sono granché pratici o comodi.
L’Acquario si trova sul porto, una parte è costruita sull’acqua e accanto potete ammirare il Galeone Neptune, comodamente visitabile sia all’interno che sul ponte.3E0C578F-632E-497F-8EA2-D61ADF16F624

Piccolo consiglio: per arrivare alla vostra meta dove appunto attraversare la banchina del porto, occupata da carinissimi mercatini e venditori ambulanti, alcuni di questi ultimi sono abbastanza molesti e se non prestate attenzione è facile che vi prendano il braccio per legarvi i soliti braccialettini colorati, se volete evitarlo, mani in tasca ben salde!
Passato questo ostacolo, potete entrare nell’Acquario: vi accoglierà un enorme schermo con la scritta “il pianeta blu” e intorno a voi tutto sarà… beh, blu.

L’Acquario ovviamente è pieno di pesci di ogni tipo, origine e dimensione, squali, razze (che si possono accarezzare) e pinguini. Non vi descriverò la fauna tipo per tipo, ma voglio raccontarvi cosa potete ammirare:

  1. Oltre al solito normale giro individuale, potete fermarvi davanti alla sala delle meduse e partecipare ad una visita privata di gruppo con le guide dell’ Acquario.
    Vi porteranno a vedere le dispense del cibo degli animali (sapevate che ai lamantini piacciono le carote?), le incubatrici di meduse e tartarughe, i delfini all’esterno (nel giro normale li vedrete solo protetti da un vetro o da una rete), andrete nei laboratori di ricerca e molto altro!
  2. Non solo pesci! C’è una zona infatti all’interno della struttura con un clima tropicale in cui potrete ammirare molte farfalle e uccellini colorati volare intorno a voi, e ovviamente piante e fiori esotici.
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  3. Come me siete amanti del tropicale e le farfalle non vi bastano? All’esterno della struttura, sempre adagiato sull’acqua, potrete visitare la biosfera, al suo interno troverete piante esotiche, ibis dal rosa acceso e un simpatico cacatua.343DB915-B27D-4517-97C9-2ED57BF74B29504E2BCD-84E6-437A-8C51-084E7E094C34

 

In conclusione: Sì, l’Acquario di Genova è uno degli acquari più belli d’Europa e merita di essere visitato, Al suo interno non troverete solo creature marine, ma anche insetti, uccelli, rettili e molto altro. È un luogo bellissimo in cui trascorrere una giornata con i bambini che non si annoieranno facilmente grazie alle moltissime attività interattive sparse per le sale. Non solo si guarda, ma si impara e ci si diverte anche (Anche io ho voluto creare il mio pesce personalizzato).

Genova come città mi spiace non averla potuta visitare, ma sono riuscita almeno a mangiarmi un bel piatto di pasta al pesto, il migliore che abbia mai mangiato!

 

 

Lago di Poschiavo (14 luglio 2019)

Toccata e fuga in Svizzera

Un bel giorno io e Manuel volevamo fare una gita fuori porta,  così decidiamo di portare la mitica Smart rossa fuori dall’Italia, anche se appena dopo il confine.
Parte così la nostra epica avventura tra montagne, gallerie chilometriche e la paura che la Smart ci abbandonerà dopo ogni salita.
Invece no! Arriviamo sani e salvi in Svizzera, più precisamente a Poschiavo, davanti a questo lago dall’acqua limpida di un bellissimo verde-azzurro.

Non c’è molto da fare in realtà, ci sono alcuni sentieri in zona, perfetto per chi vuole camminare nella natura o fare una gita a cavallo. Si attraversa un fiume grazie a un ponticello di legno e si arriva a un enorme prato circondato dalle montagne. Al suo interno di possono ammirare delle carinissime statue intagliate nel legno di alcuni animali e un barettino a forma di botte che mi ha fatto impazzire da quanto era bello.

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Un pericolosissimo orso svizzero

Il lago di Poschiavo è ideale da visitare se si abita in zona e si vuole fare un pic-nic e una nuotata con gli amici, o come meta di passaggio magari, per riposarsi dal viaggio.

L’ambiente è sicuramente rilassante, ma privo di altre attrattive nei dintorni.
Appunto importante: noi ormai abituati che la domenica è tutto aperto nelle nostre zone, siamo partiti senza provviste convinti di fermarci a mangiare qualcosa in zona.
Ecco, non fatelo perché lì la domenica è tutto chiuso! Sia bar che ristoranti.

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Dopo esserci dati dei polli per non aver pensato a portarci qualcosa da mangiare, finalmente riusciamo a procurarci un panino alle 15 del pomeriggio nella periferia di Sondrio.

Proseguiamo il viaggio verso casa con una tappa nella provincia di Brescia. C’è un posto dove andavo sempre con i miei nonni e che mi era rimasto nel cuore fin da piccola, così Manuel ha accontentato il mio desiderio e ci siamo fermati a Bienno.
È un piccolo paesino in pietra e pieno di fiori che ho sempre adorato, verso il centro si può trovare un mulino dove prendevamo una farina buonissima (le polente della domenica con quella farina erano le migliori!)

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Bienno

In conclusione: il lago di Poschiavo è una bella meta, ma se venite dalla bassa bergamasca come noi, tenete in conto che il viaggio è probabilmente più lungo della permanenza.
Bienno è davvero carina da visitare e ve la consiglio se vi trovate nelle zone delle terme di Boario o in generale in val Camonica.
Se partite di domenica, non siate dei polli come me e Manuel e portatevi il pranzo al sacco!

Cascina Zigò (2 giugno 2019)

Nostalgia tra i campi di Martinengo

Ve lo ricordate quando eravamo piccoli e i nonni ci raccontavano della loro vita in cascina?
Le stalle, il fieno, i panni stesi, le donne che cantavano e gli uomini che lavoravano nei campi?
In occasione delle giornate dei castelli e dei palazzi aperti, il comune di Martinengo ha aperto questa bellissima cascina dove uomini donne e bambini ci hanno mostrato le sue stanze e i lavori di una volta, come la lavorazione del baco da seta.

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Il tutto reso ancora più realistico da bravissimi (e preparatissimi) figuranti che ci hanno raccontato la storia, l’incredibile architettura del posto, ci hanno mostrato le erbe aromatiche e balsamiche e il loro utilizzo, il metodo di coltivazione e la cura delle piante…

E sì, so che volete chidermelo: a fine visita ci è stata offerta una degustazione di prodotti tipici fatti da loro.

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Questa cascina ha aperto le sue porte anche ai bambini e ai nostri nonni delle case di riposo, sulla loro pagina Facebook potete vedere alcune foto dei loro eventi tra cui la polenta della sagra di settembre.
Mi raccomando, non si può passare per la bergamasca senza provare la polenta, sarebbe come andare alle Maldive e non portare il costume e le pinne insomma!

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In conclusione, se vi trovate nelle zone fate un salto alla cascina Zigò di Martinengo per un po’ di sana allegria, buon cibo e vivere in uno di quei ricordi che il nonno e la nonna raccontavano quando eravate bambini. Fermatevi nei campi dove i nonni lavoravano avvolti dalle nebbie e guardate quel grande camino dove le nonne la sera si sedeva intorno cantando e lavorando a maglia, tornerete a casa con il sorriso garantito!

Martedì Libri: Casa di Foglie

Il capolavoro di Mark Z. Danielewski

Casa di Foglie non è solo un libro, ma è un libro su un libro che parla di un libro che parla di un film documentario che parla di una storia… vera?

Credo sia uno dei libri più belli e complicati che abbia mai letto, a metà strada tra thriller e horror, è un libro che coinvolge il lettore in prima persona.

È la storia di una casa, Ash Tree Lane, isolata in Virginia, non si sa da quanto tempo esista, ma al suo interno avvengono cose inspiegabili come può testimoniare la famiglia Navidson.
Will “Navy” Navidson è un rinomato fotografo che si trasferisce ad Ash Tree Lane con la compagna Karen e i loro due figli. Will vuole realizzare un documentario sulla nuova vita di famiglia, installa così telecamere per tutta casa e usa due piccole Hi 8 come piccolo video diario per sé e Karen.
Dopo un periodo di idilliaca pace, la casa inizia a cambiare, i bambini sono inquieti, come influenzati in prima persona da questi eventi,  mentre nuove stanze cominciano a comparire: prima uno sgabuzzino nella stanza di Will e Karen e dopo un corridoio in salotto.
E proprio quell’oscuro corridoio permetterà a molte storie di incrociarsi.  Voi direte ” e cosa c’è di male? è solo un corridoio!” Un corridoio buio e freddo, in cui la lunghezza varia, il tempo scorre diversamente, nuove stanze e delle scale compaiono e scompaiono attorno ad esso e un ringhio si può sentire al suo interno, un ruggito o forse un cigolio…

Questo racconto, si muove attorno al documentario-film dell’esplorazione del corridoio, “La versione di Navidson”, cercatelo pure su YouTube, perché lo troverete.

Ma è anche la storia di Zampanò, un vecchio che vive nella periferia di Los Angeles, il primo a riunire in un unico racconto i trattati che parlano di questo film che potremmo tranquillamente definire un Creepypasta.
O forse dovrei dire che viveva… perché quando incontriamo Zampanò all’inizio del libro, lui è già morto.

Infine questa è anche la storia di Johnny, un ragazzo dalla vita già rovinata dal suo passato che raccoglie l’eredità di Zampanò e vive per portare a termine il suo compito. Durante la stesura dei documenti veniamo a sapere molte cose della vita di Johnny e come essa sia indissolubilmente legata a questo volume.

La cosa che ho amato maggiormente di questo libro è l’impatto psicologico che ha sul lettore: questo libro è stato scritto per essere abbandonato. Proprio così, l’inizio è molto complicato, pesante direi e non viene voglia di continuare a leggerlo, ma di abbandonarlo nella libreria, finché un giorno, incuriositi da come potrebbe andare avanti, riprendete il libro e ricominciate a leggerlo, una pagina dopo l’altra. Rapidamente vi affezionerete a questo libro, volete sapere come andrà a finire, anzi no… avete bisogno di sapere come andrà a finire. Poi il racconto vi cattura: le interviste, le testimonianze di chi si trova all’interno del corridoio.
Le pagine rispecchiano lo stato d’animo di chi è al suo interno, ma anche di chi legge: troverete parole alla fine della pagina, o solo all’ inizio, o al centro, o a testa in giù, o negli angoli, o scritte in braille o segnali morse che si disperdono tra i paragrafi…

Come dicevo, Casa di Foglie è molte cose, ma non un libro per i deboli di cuore.

Firenze 14-16 giugno

Una città meravigliosa, un concerto fantastico e tre amiche all’avventura

Firenze si sa, è e sarà sempre una delle città più belle d’Italia. Camminare per le sue strade significa ripercorrere i passi di Dante, Leonardo, Lorenzo il Magnifico, Leopardi, Manzoni e molti altri.
Ogni angolo trabocca di storie, di arte, di bellezza.
Ma Firenze è anche cibo, musica, divertimento e compagnia.

La mia piccola avventura è durata due giorni, questa volta non accompagnata dal mitico Manuel, ma da Lucrezia (che è sua sorella, eheh) e Michela.
La nostra missione: il concerto di Ed Sheeran e regalare un bel compleanno a Michela.

Partiamo dalla stazione centrale di Milano (vi consiglio una capatina da Starbucks se siete in zona) e partiamo in treno alla volta di Firenze, Santa Maria Novella.
Piccolo appunto: se prenotate una breve vacanza o un weekend a Firenze, è molto probabile che in periodi con una maggiore affluenza di turisti non alloggerete nel B&B che avete scelto. Pagherete comunque dove avete prenotato, ma può capitare che pernotterete o farete colazione da un’altra parte per meglio gestire i clienti.
Noi siamo state fortunate, ma una coppia di anziani inglesi è stata parecchio aggressiva a riguardo!

Un appunto per gli studenti delle facoltà di LETTERE, STORIA, ARTE E UMANISTICHE:
informatevi sulle esenzioni, a parte la Galleria degli Uffizi tutti i monumenti, luoghi di interesse e parchi in cui sono andata essendo laureanda in Lettere ho avuto gli ingressi gratuiti!

Ora passiamo alla città.
Ovviamente Santa Maria del Fiore è un must, impossibile non vederla e sicuramente rimane uno dei luoghi di culto più belli d’Italia. Testimone di molti importanti eventi storici, svetta su Firenze come un gioiello al centro di una corona.
Si può visitare tranquillamente, ricordatevi solo che per entrare bisogna aspettare il proprio turno ( l’accesso è a numero limitato) e bisogna avere le spalle coperte e pantaloni/gonne almeno all’altezza del ginocchio.
Quindi assicuratevi di avere un foulard o una felpa o vi ritroverete a fare una fila anche di trenta minuti per essere poi allontanati perché non abbastanza coperti!
L’interno, proprio come l’esterno è spettacolare, bisogna rimanere col naso all’insù per apprezzarne la bellezza.
Noi italiani quando facciamo le cose le facciamo in grande insomma.

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Il Giudizio Universale

Accanto alla magnifica cattedrale troviamo il campanile di Giotto, anch’esso visitabile.
Si sale e si scende in file ordinate, 84 metri per 414 scalini.
Non c’è l’ascensore e la salita è sconsigliata a chi ha problemi di salute o soffre di claustrofobia.  Ci si può fermare a riposare sui vari piani, non dovete farla tutta d’un fiato tranquilli, ma vi assicuro che è faticosa.
Portatevi dell’acqua! Al di là della fatica, soprattutto nei mesi estivi la cima della torre tende a scaldarsi. La parte finale è forse quella più ostica poiché le scale sono a chiocciola e si restringono, ricordatevi che c’è che scende e c’è chi sale (come ci insegna il detto, insomma) quindi a volte dovrete fermarvi e lasciare passere o viceversa.
Per fortuna una volta scesi troverete molti bar che vendono anche frutta, vi consiglio se siete provato dalla scalata di prendere ananas e/o banane.

La Galleria degli Uffizi è un altro grande gioiello della città. All’esterno potete ammirare molte sculture raffiguranti gli uomini illustri di Firenze: Dante, Leonardo, Machiavelli…
E all’interno, beh lo sapete, alcune delle opere d’arte più belle al mondo.
Anche le sale e non solo le opere sono bellissime da ammirare, soprattutto i soffitti: mi raccomando, Firenze = testa in sù!
Per visitare con calma la Galleria tenete conto di impiegare un intero pomeriggio e vi consiglio di prenotare il vostro biglietto online qualche giorno prima di partire, la fila per entrare è molto lunga ma avete la possibilità di prenotare il vostro ingresso da casa in una fascia oraria prestabilita.

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Consigliatissima la pausa gelato sulla terrazza degli Uffizi

E già che siete a pochi passi dal Palazzo Vecchio, perché non fare un giro anche lì?
Il biglietto all’ingresso può essere diviso tra visita al palazzo, torre, e camminatoio esterno.
Quest’ultimo viene chiuso in caso di pioggia e come la torre, l’orario di chiusura è anticipato rispetto al palazzo, quindi vi consiglio di visitarlo prima delle 17.30 per potervi godere tutta l’esperienza.
Il palazzo risulta enorme si all’interno che all’esterno, in quasi ogni sala ci sono guide preparatissime e pronte a rispondere a qualsiasi vostra domanda.

Firenze ha molti monumenti concentrati, vicini da raggiungere, ma se si volesse ammirare la città in tutta la sua bellezza?
Allora vi consiglio di mettere scarpe comode, un’altra scorta d’acqua e incamminatevi verso piazzale Michelangelo, il punto panoramico più famoso di Firenze.

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Vista da piazzale Michelangelo

Ma un altro bel punto panoramico è anche il giardino di Boboli: l’ingresso è a pagamento (universitari delle facoltà umanistiche: fuori il badge perché anche qui non pagate!).
Anche questo parco è immenso e al suo interno potete trovare opere d’arte, grotte ed esposizioni temporanee. Vi consiglio di prendere un percorso e seguire quello o partire con l’idea già chiara di cosa volete vedere perché anche questo parco vi porterà via un paio d’ore se visitato con calma.

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Vista dal giardino di Boboli

 

Come dicevo nell’introduzione, il nostro primo obiettivo principale era il concerto di Ed Sheeran al Firenze Rocks, alcuni piccoli appunti:
– Se albergate in centro, il parco è un po’ lontano da raggiungere a piedi, ma non impossibile, comunque potete usare pullman e/o tram.  Il pullman parte dalla chiesa di Santa Maria Novella, costeggiate la chiesa e tenete la stazione davanti a voi.
– Non potete portare all’interno bottiglie con il tappo, neanche oggetti pesanti o di metallo (veramente, a tanti hanno fatto buttare i caricatori del cellulare!)
– All’interno potete comprare da bere e da mangiare, ma dovrete usare dei gettoni di plastica che vi verranno dati (pagando) all’ingresso. Non è molto economico in effetti, vi consiglio di mangiare prima di entrare o di portarvi dei panini.

Il secondo obiettivo era far passare un buon compleanno alla nostra fantastica Michi, quindi quale modo migliore se non una colazione di fianco al Duomo e un pranzo all’Hard Rock Café?
Se volete fermarvi a mangiare all’Hard Rock, potete prenotare comodamente un tavolo con l’app per il telefono e se li informate che c’è un festeggiato in arrivo, porteranno anche un dolce cantando “Tanti auguri!”.
Nota positiva dell’Hard Rock Café: il wifi è libero e la password è la stessa in tutti i loro negozi e ristoranti nel mondo!

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La meraviglia che ci hanno portato all’Hard Rock Café

In conclusione vi posso dire che Firenze è sicuramente una delle più belle città da visitare, piena di opportunità, dall’arte alla storia, dallo shopping alla cucina.
Anche se spesso ho incontrato fiorentini con un sarcasmo tutto loro che sinceramente non sempre afferravo, rimane un orgoglio nazionale.
Se non l’avete ancora visitata, Firenze è un buon punto da aggiungere sulla lista dei luoghi da visitare post quarantena!

Vi sono mancata? Perché a me siete mancati un sacco!

Dopo quasi un anno torno a scrivere!

Questo cane è troppo bello per non condividerlo un’altra volta!

Ciao a tutti!

Lucida Fortunae è ritornata dopo quasi un anno di attività?
Sono successe molte cose in questo anno:
– Sono zia di due bellissime bambine;
– L’università va avanti, a singhiozzi, ma va;
– Ho intrapreso un bellissimo percorso di un anno di Servizio Civile in cui ho conosciuto gente fantastica che ringrazierò per tutta la vita;
– Ho imparato a lavorare a maglia e uncinetto, non vedo l’ora di mostrarvi i miei lavori!
– Ho iniziato a scrivere racconti brevi per Circa Magazine insieme a vecchi e nuovi amici;
– Ho intrapreso il viaggio più bello e più atteso di tutta la mia vita, una nuova avventura che non vedo l’ora di raccontarvi!

Ma andiamo per gradi: ci siamo lasciati un anno fa con piccole gite, avventure fuori porta di cui continuerò a raccontare. Ora vorrei parlarvi anche di altre cose, continuerò a raccontarvi di libri e a lasciare qualche poesia scritta in un momento di ispirazione bohémien che ogni tanto viene a trovarmi.
Vi racconterò di nuove gite che farò (Covid permettendo), delle gite dello scorso anno che ancora non vi ho raccontato (Genova, Firenze, California, Arizona, Nevada, Utah e chissà che altro).
Magari vi racconterò anche di qualche mini avventura con le mie nipoti, chissà!

Detto questo, chi leggerà questo mini post spero stia bene, spero stiate tutti bene. La quarantena non sempre è facile, ma forse presto vedremo la luce in fondo al tunnel e usciremo più felici di prima.

Forza gente, ANDRÀ TUTTO BENE!

Un abbraccio.

Claudy

Venezia, 23-24 Febbraio.

Un weekend nella Bella Venezia con i miei fantastici amici

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Febbraio: tempo di carnevale, tempo di fare una breve pausa e lanciarsi all’avventura in una città tanto bella quanto trafficata come Venezia.
Non era la prima volta che visitavo la città sotto il Carnevale, ma grazie ai miei fantastici amici (il mio compagno di avventure Manuel, Rossana, Filippo, Riccardo “il Ca” ed Elisa) è stata un’esperienza totalmente nuova e ho scoperto dei lati di Venezia che non aveva mai visto.

Non voglio raccontarvi di quanto sia bella piazza San Marco, di quanto fosse trafficato il ponte di Rialto o di quanto fosse bello il Ponte dei Sospiri: queste cose le sappiamo già!
Invece vi racconterò di come ho vissuto due giorni da turista allo sbaraglio.
Allora cominciamo!

23 febbraio: Le calle e la gondoleta 

Siamo arrivati alla stazione di Venezia Santa Lucia e siamo stati accolti dai coriandoli, il sole e il vento. Ci siamo incamminati attraverso la folla, tra turisti sperduti e persone con le valigie che ti caricavano manco fossi un torero (ma va beh.)
In tutto questo, il nostro amico Filippo ha trovato un tricorno (un bel cappello da marinaio, per intenderci) e subito l’abbiamo eletto punto di riferimento tra la folla.  Seguendo il tricorno siamo arrivati in San Marco, ovviamente pieno di gente, ma sempre una bella piazza e abbiamo proseguito lungo il molo, dove una banda di marinai Steampunk stava suonando Nel blu dipinto di blu.
Vedere la gente ballare e giocare con i coriandoli mi ha dato un bellissimo senso di leggerezza: tutti i giorni dovrebbero essere così!
Dopo una breve pausa nell’appartamento in cui avremmo soggiornato, abbiamo ripresi i nostri vagabondaggi tra le calle e ci siamo fermati davanti a una gondola.
Premetto che sono una fifona ansiosa e ho sempre detto “su una gondola non ci andrò mai!”
Caso divertente: tutte le volte che mi capita di dire “mai” a qualcosa, va a finire che lo faccio e più spinta dal rimorso di far perdere un giro in gondola al tramonto ai miei amici che a vero e proprio entusiasmo, ho ceduto.
Ho attraversato il Canal Grande tesa come una corda di violino, ma tra i piccoli canali ho cominciato a rilassarmi e ho anche trovato piacevole l’esperienza!
Consiglio a tutti un giretto in gondola (ma occhio ai prezzi!), si vedono cose che a piedi verrebbero ignorate e i gondolieri, che quelle acque le vivono, sapranno darvi informazioni veramente interessanti: abbiamo visto una locanda in cui aveva soggiornato D’Annunzio e la calle in cui hanno girato The Italian Job, cose che a piedi avremmo sicuramente ignorato.
Ritornati sul Canal Grande, siamo stati accolti da Venezia in tutto il suo splendore: il cielo rosa, l’acqua tranquilla e il diradarsi della gente. In quel momento, penso di essermi innamorata di Venezia.

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Essendo noi gente di Pianura, siamo scesi dalla gondoleta e con la nostra migliore camminata da marinaio, abbiamo proseguito il nostro vagabondare, tra ponti che non avevo mai visto e costumi Settecenteschi mozzafiato, mentre il sole cominciava a calare.
La fame cominciava a farsi sentire e mentre ci avvicinavamo a un ristorante verso la zona dell’Arsenale, le persone che incontravamo erano sempre meno e le calle sempre più buie: sono bastati pochi minuti per entrare in una Venezia nuova, dove la festa era per i pochi che resistevano, le luci illuminavano le piazze e le maschere erano sempre di più.
Nel nostro viaggio, Manuel è stato preso di mira da un gruppo di infermiere barbute che l’hanno ricoperto di coriandoli (non vi dico quanti ne abbiamo lasciati nel ristorante).

20190223_212421Stanchi, ma soddisfatti, torniamo all’appartamento: le strade alle 9 di sera erano nostre, avremo incontrato sì e no dieci persone e finalmente ho potuto togliere una nuova spunta nella mia lista di cose da fare: vedere Venezia di notte.
Abbiamo camminato per San Marco senza dover sgomitare tra le persone, la musica era ovunque e le maschere che giravano di notte davano l’impressione di essere stati catapultati in un mondo diverso, tra eleganza e mistero.
Mentre attraversavo le calle sentivo solo il rumore dell’acqua e pensavo: Questa è Venezia. Si sta mostrando a me, Venezia in questo momento è mia e di nessun altro.
Una nota curiosa: mai avrei pensato in una città come Venezia di alzare gli occhi al cielo e vedere così tante stelle.

 

 

24 febbraio: tante barche e un compleanno

Il secondo e ultimo giorno l’abbiamo dedicato al Museo Navale. Non fatevi ingannare dall’apparenza esterna: fuori può sembrare piccolo e stretto, in realtà è molto grande, strutturato su quattro piani e una rimessa navale dietro al museo (potete visitare tutto con un unico biglietto).
Sicuramente è stato un momento di paradiso per la nostra Elisa e questo ci fa molto piacere!
Io purtroppo ho il vizio di girare i musei in solitaria e avendo finito un po’ in anticipo rispetto agli altri, li ho attesi all’esterno vicino alla zona di sbarco, dove su una nave abbiamo visto un cane semplicemente bellissimo di nome Argo (non era una cosa importante, ma i cani belli sono sempre degni di nota).

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Dopo aver visitato il museo e la rimessa, ci siamo diretti verso il ponte di Rialto, ma prima ci siamo fermati in una piccola piazza piena di coriandoli e gente in maschera, mercatini, bancarelle piene di dolci e souvenir e dei bar all’aperto.
Il sole era appena uscito dalle nuvole, così ne ho approfittato: ho preso il telefono, ho fatto una videochiamata a mio papà e tutti insieme, con Venezia sullo sfondo abbiamo cantato Tanti auguri a te!
Mentre noi cantavamo, dietro di noi un Arlecchino suonava col sax, meglio di così!
Dopo la sorpresa riuscita e la contentezza di mio papà, è tempo di mangiare qualcosa e i ristorantini trovati per caso, come sempre si rivelano i migliori: abbiamo mangiato tanto e bene (quasi tutti i ristoranti sono attrezzati per cucina celiaca, cosa non da poco) e dopo esserci scaldati un po’, abbiamo proseguito verso Rialto e ci siamo fermati all’Hard Rock Café (a Venezia ne troverete due: uno a Rialto e un altro appena fuori San Marco).

L’ultima tappa prima di correre al treno era il ghetto ebraico, zona che merita di essere visitata tanto per peso storico quanto culturale della città ed è a poca distanza dalla stazione.

Il bilancio del weekend è stato sicuramente positivo: Venezia è una città sempre bella e piena di angoli sempre diversi. Abbiamo visto alcune cose, ne abbiamo sicuramente tralasciate molte altre, ma tutto quello che siamo riusciti a fare l’abbiamo fatto col sorriso (e un pochino di freddo).
Spero di sentire anche le vostre esperienza in questa bella città dalla storia lunga ed elaborata tutta da scoprire!

Grazie Venezia… e grazie amici!

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Per fortuna ci sono le parole

breve riflessione sulla testa e sul cuore.

Oggi non ho un argomento in particolare, ma solo voglia di raccontare, o di fare due chiacchiere dai.
Mi chiedevo perché spesso e volentieri, o comunque più del dovuto, mi concentro sugli aspetti negativi della vita, rendendo quelli positivi eventi sporadici da riprendere ogni tanto nei racconti, ma che sembrano non fare veramente parte della mia vita.
Sono eventi, sono cose che capitano, che mi fanno piacere, ma poi li devo accantonare.
Ho sentito pochissima gente basare la propria vita sugli eventi felici e mi chiedevo: come fate? Perché una puntina di invida ce l’ho.

Come ormai molti sanno, da anni ho un disturbo d’ansia, quindi nei momenti di calma, di silenzio o di pace apparente, il mio cervello si risveglia e comincia a lavorare contro di me, ricordandomi quanto NON VALGA LA PENA fare più o meno qualsiasi cosa.
Ovviamente non è questo il modo o l’atteggiamento con cui vorrei vivere, l’unica cosa che non capisco è perché quando mi presto a cambiare atteggiamento, prima o poi ritorno al punto di prima!

Breve esempio: ieri ho avuto la fortuna (e l’immensa felicità) di incontrare Licia Troisi. se volessimo fare la misura testa-cuore, il mio cuore diceva: “Oh mio Dio, ma ti rendi conto? Leggevi i suoi libri quando eri una ragazzina! Scrivere è il tuo sogno e hai davanti a te la donna che ha creato Nihal, il personaggio che più ti dava forza quando ti sentivi debole e insicura!” Insomma col cuore ero felice felice felice.
Ad un certo punto la testa si è messa in mezzo:“Ma sarà il caso di andare? Quel vago mal di stomaco che hai… io rimarrei a casa. Non vale la pena uscire al freddo per una persona che manco ti guarderà in faccia. E se ti venisse mal di testa mentre sei lì? Nah, non ne vale la pena, rimani a casa”.

Non ne vale la pena.

Alla fine ho ascoltato il cuore (e Manuel) e sono andata, mi sono divertita, ho parlato con Licia, mi ha autografato il libro e la sera ha risposto al mio tweet (tanto amore per questa donna).

Quello che chiedo a chiunque leggerà questo articolo non è se esiste veramente la felicità. Quello che vorrei sapere è chi come me si trova in una situazione di lotta con se stesso (o se stessa) e come la vive.

Per alleggerire il tutto vi metto una foto di un cane bellissimo che ho visto l’anno scorso a Sirmione (andateci perché merita!)

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